Umbria – Un bene comune scarso e soggetto a degrado
Istituto omnicomprensivo Rosselli – Rasetti, Castiglione del Lago
Solo il 3% dell’acqua presente sul pianeta Terra è potabile: una percentuale che ne fa una risorsa vitale “scarsa”.
L’acqua “dolce” disponibile nelle utilizzazioni che ne fa il genere umano va:
– per l’agricoltura 70 %
– per l’industria 22 %
– per gli usi domestici 8 %.
Lo spreco dell’acqua potabile è un fenomeno in continuo aumento nel mondo: basta ricordare che gli acquedotti italiani perdono, lungo il tragitto dalle sorgenti alle utenze, quasi la metà del volume trasportato (vedi fondo pagina: Istat, Euronews)
L’agricoltura spesso impiega sistemi di irrigazione poco efficienti, causando dispersioni significative.
Inoltre, le abitudini quotidiane come lasciare i rubinetti aperti in modo negligente e l’uso sconsiderato delle risorse idriche contribuiscono ulteriormente a questo problema.
La diminuzione delle riserve idriche minaccia la sicurezza alimentare e la biodiversità, mentre l’innalzamento dei costi idrici può avere impatti economici negativi. Le aree colpite dalla siccità sono spesso le più vulnerabili, mettendo a rischio la salute delle comunità e la stabilità sociale.
Combattere questo spreco richiede un approccio collettivo. Investire in tecnologie di irrigazione più efficienti, educare sul consumo responsabile e incoraggiare politiche di gestione sostenibile delle risorse idriche sono passi cruciali per affrontare questa sfida globale. Solo attraverso un impegno diffuso possiamo sperare di garantire un futuro sostenibile e equo per tutti, preservando la risorsa vitale che è l’acqua.
Non solo “scarso” ma facilmente inquinabile e, talvolta, non recuperabile.
Le cause più pesanti di inquinamento derivano da:
– sversamento di liquami e sostanze chimiche: concimi in agricoltura, industrie ed estrazione di minerali, allevamenti zootecnici, assenza di depuratori fognari
– abbandono di rifiuti.
Plastica sul banco degli imputati
Bardho Enric, Gabriele Guidoni
– Imballaggi di plastica: la plastica dispersa è tra i principali inquinanti
delle acque, soprattutto quelle marine.
Provenendo principalmente da attività umane: bottiglie di plastica, sacchetti, contenitori e imballaggi di cibo. Possiamo ridurli adottando soluzioni alternative: bottiglie in vetro /borracce, sacchetti di tela e limitando l’uso di imballaggi non necessari.
– Prodotti monouso: i prodotti monouso, come posate e bicchieri di plastica, sono
spesso abbandonati nelle acque dopo un singolo utilizzo. Ridurre l’uso di tali prodotti e optare per alternative riutilizzabili, come le posate e i bicchieri di metallo o vetro, può contribuire a ridurre il problema.
– Olii da cucina: lo smaltimento improprio dell’olio da cucina, come il gettarlo nello
scarico o in luoghi non idonei, può portare all’inquinamento delle acque. Una soluzione
per ridurre questo problema è il riciclo dell’olio da cucina usato nei motori biodiesel o
l’utilizzo di contenitori appositi per il riciclaggio.
– Residui (Rifiuti) agricoli: fertilizzanti chimici e pesticidi possono inquinare le acque con il solo effetto delle piogge che ne trasporta I residui nei corsi d’acqua.
Per limitare questi effetti è necessario adottare pratiche agricole sostenibili che tengano conto della gestione responsabile dei prodotti chimici e dei rifiuti generati. Il metodo biologico potrebbe risolvere la questione alla radice, dal momento che esclude l’uso delle componenti chimiche non biodegradabili
Perdite acquedotti, link:
https://www.istat.it/it/files//2024/03/Report-GMA-Anno-2024.pdf.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Crisi_idrica
Foto di copertina – https://it.genesiswatertech.com