SEMPRE LA STESSA STORIA
Quando parliamo di inquinamento pensiamo sempre che sia qualcosa lontano da noi o che il massimo che possiamo fare sia chiudere l’acqua del rubinetto quando ci laviamo i denti.
In realtà gran parte dell’inquinamento dell’acqua è dovuto all’industria tessile. Questa industria consuma circa 90 metri cubi di acqua all’anno, che corrisponde al 4% dell’acqua dolce presente sul nostro pianeta.
In pratica ci vestiamo con la nostra fonte primaria di vita e non ci facciamo nessuno scrupoli a buttare i nostri capi quando passano di moda.
Ovviamente non possiamo fare a meno di vestirci ma possiamo riflettere su come riutilizzare ciò che non ci piace più e limitarci di modo da far capire alle aziende il nostro punto di vista.
Quando penso a montagne di vestiti per me è un sogno ma per alcune persone, anche bambini, questo rappresenta un incubo. Montagne di vestiti creeranno deserti.
Se i vestiti creano deserti, la plastica crea isole. Vere e proprie isole, grandi addirittura quanto il Marocco, una specie di mondo parallelo in grado di annientare il nostro. Forse è esagerato ma se pensiamo alle micro-plastiche presenti nelle acque, all’inquinamento del cibo, ai danni agli animali, la plastica potrebbe rimanere l’unica su un pianeta deserto.
Il Mediterraneo, uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità, è davvero in pericolo da questo punto di vista ed è già incredibilmente inquinato. Se pensiamo quindi che tutto ciò sia lontano da noi e dalle nostra vita ci sbagliamo. L’Italia, insieme all’Egitto e alla Turchia rappresentano i paesi che più inquinano la zona.
L’inquinamento è diventato un cliché, si parla sempre delle stesse cose. Perché non cambiamo? Perché anche solo non ci informiamo per raccontare una storia diversa dal solito?
Articolo del gruppo “Water Helpers” della classe 1CT del Liceo Giordano Bruno di Torino